Copio di seguito un tema in cui ho preso nove pur avendo inventato quasi tutto sul momento.
Grazie Matematica che mi guardi e mi proteggi da lassù!

Tema:
In che senso gli umanisti esaltano la dignità dell'uomo? Come si lega questa esaltazione alla riscoperta dei classici? Qual è secondo te il senso da attribuire al termine "Rinascimento"?

Svolgimento:
Umanesimo, interesse per l'uomo. Una corrente artistica e letteraria, ma soprattutto una nuova modalità di pensiero. Ci si libera finalmente delle due belle fette di salame medioevale sugli occhi, e si guardano le cose un pochino più a fondo, cercando di vedere oltre quegli "assolutismi" cattolici che tanto avevano inquietato l'uomo dell'età di mezzo. Si riscopre la dignità umana, e la si scopre in qualche maniera PROPRIA dell'uomo, al di là di strani obiettivi divini (che - per carità - potranno pure esserci, ma...). Una dignità da non sottovalutare, da tirare fuori dopo tutti quei secoli in cui la si aveva lasciata a coprirsi di ragnatele nel tinello della propria testa. Una dignità da non sprecare in una vita da eremita su di una qualche cattolica rupe, ma da VIVERE insieme agli altri, per gli altri. Coluccio Salutati scriveva: "molti giunsero alla gloria di Dio anche seguendo una vita attiva e socievole". Si riscopre l'interazione fra uomini, e si riscopre anche il loro intelletto, capace di mirabili pensieri. Intelletto che per tanti secoli ha fatto compagnia nel tinello alla dignità, eccezion fatta nel caso in cui quest'intelletto appartensse, casualmente, ad un papa o ad un imperatore. A gente che lo usava per i propri comodi in barba al popolo, gente importante, insomma, di quella che nei dipinti dell'epoca veniva rappresentata in grande. Con l'umanesimo, tutti gli uomini conquistano finalmente la medesima dimensione. Beh, anzi, proprio tutti no: restano sempre quei rozzi dei contadini buoni solo a sfornar figli e a zappar la terra... Ma che importa? L'uomo medio si è riscattato, e se ne vanta pure. Scriveva infatti Leon Battista Alberti: "dobbiamo giudicare la virtù sufficiente a conscendere e occupare ogni sublime ed eccelsa cosa". La nuova corrente della modestia. E, sempre in tema di modestia, Pico della Mirandola scrisse: "Ti posi nel mondo perché di là meglio tu scorgessi tutto ciò che è nel mondo: non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto". Dio ha lasciato l'uomo libero di FARSI DA SOLO. E siccome la zappaormai ce la siamo tirata sui piedi, meglio lasciare un po' da parte talune questioni divine e dedicarsi a sé stessi, tanto per dare una ragione d'esistere a quella zappa. Anche se quest'esempio non calza, perché la zappa è roba da contadini, e i contadini sono rozzi e puzzano. Gli umanisti invece sono belli e profumati e sono così DEGNI (ma di cosa?) che si rimettono a scrivere in latino. Ma mica latinaccio volgarizzato da Medioevo, no. Siccome gli umanisti sono belli, ci s'impegnano e scrivono nello stesso latino di Cicerone. Perché con l'interesse per l'uomo e per la dignità dell'uomo, nasce anche l'interesse per la dignità della storia dell'uomo - ma soprattutto della letteratura. Via le cieche interpretazioni da bende cattoliche! Al diavolo i brutti e cattivi abati che nascondono sotto le vesti i manoscritti troppo sconvenienti! È aperta la caccia al tesoro - o meglio, al manoscritto pluricensurato. E cosa ti salta fuori, nell'angolo più nascosto di quel convento sorto sulla cima della montagna più aspra, più imperiosa, più...? UN MANOSCRITTO IN GRECO! E giù tutti a piangere lacrime di gioia. Riacceso interesse, dunque, per i classici: per quegli uomini sul cui groppone non si era ancora calato il masso "chiesa cattolica" e che erano ben consapevoli di essere uomini con una dignità. Sempre esclusi schiavi, femmine e bestie del genere. Diceva Giannozzo Manetti: "non c'è infatti atto umano [...] dal quale l'uomo non tragga un piacere non trascurabile". E piacere non trascurabile trae dalla riscoperta dei classici, dalla loro lettura ed analisi in chiave storica e non più cattolica. Nell'Eneide quel bambino che doveva nascere e che era destinato a grandi cose cambiava nome da Gesù Cristo a Ottaviano, com'era giusto che fosse, e così via. E piacere non trascurabile trae anche dalla rielaborazione, dall'imitazione di tali classici: Cicerone diventa il modello preferito dagli umanisti e viene scopiazzato a iosa. L'uomo è degno di essere uomo e di plagiare antichi romani da poco riesumati da secoli di sepoltura forzata. Si prefigura dunque una nuova età che prende spunto dallo splendore di quella antica. E quei brutti secoli che c'erano stati in mezzo vengono denominati "Medioevo", età di poco conto che sta in mezzo, appunto. Siamo quindi ormai nel Rinascimento, l'epoca della RINASCITA DELLA CIVILTÀ, dell'essere umani socievoli e organizzati. La rinascita di antichi valori perduti nel tempo, la rinascita di tutte quelle belle cose da cittadini medi belli e profumati.